Questo è il mio modo di lavorare e per questo motivo, quando ero agli inizi di questa nuova professione ho avuto alcune difficoltà.
Erano i primi passi che muovevo nel mondo dell’analisi del colore (meglio conosciuta con il termine “Armocromia“) e cercavo persone che mi facessero da modelle/i tra i vari conoscenti. Una mia amica mi disse con espressione preoccupata «io lo faccio anche, ma se poi la palette che mi darai non mi piace?»
Non seppi gestire la situazione perché anche io stavo vivendo quel disagio e mi stavo comprando esclusivamente capi neri che era sì, un colore base della mia palette, ma nel suo uso in total look non mi rappresentava affatto.
Per tale motivo ho continuato ad approfondire gli studi sulla materia e sono finalmente approdata alla Ecole Superiore de Relooking (ESR Italia) che mi ha dato oltre a una più approfondita preparazione tecnica, anche una metodica di lavoro più centrata al cliente, che era esattamente ciò di cui avevo bisogno in linea con il mio modo di lavorare (come dicevo all’inizio).
Osservo con un misto di gioia e disappunto il clamore sollevato dalla moda dell’armocromia: gioia, perché se ne parla e in questo modo le persone vengono a conoscenza di questo strumento utile, disappunto, perché viene svenduto e depauperato come un gioco che tutti possono fare.
La storia si ripete, infatti, negli anni ‘80 successe una cosa “simile” quando Carole Jackson, con il suo libro “Color Me Beautiful”, rielaborò il metodo di analisi del colore dei suoi predecessori, trasformandolo in un processo semplice ed intuitivo e quindi fruibile per tutti in maniera autonoma.
Credo fortemente nelle potenzialità del mio lavoro e dell’armocromia e, proprio per questo, per me, non può ridursi all’etichettare il mio cliente in una stagione… tra l’altro ci sono alcune persone che non si collocano esclusivamente in una stagione e quindi in tal caso che succede?
Vivo l’armocromia con un approccio olistico e per questo tengo conto di quelle che sono le caratteristiche personali, l’ambiente nel quale si muove e quello nel quale lavora la persona.
Ricordo con piacere il sorriso di sollievo della mia cliente quando le diedi alcune dritte su come usare quella camicetta arancione: avevo capito che teneva molto a quel capo perché me lo aveva menzionato diverse volte con un misto di dispiacere durante i nostri incontri; aveva già fatto una seduta di armocromia con un’altra professionista che le aveva suggerito di buttarla e lei quella camicetta l’aveva pagata diversi soldi ma soprattutto a lei piaceva!!
Se poi pensiamo al potere psicologico del colore arancione, era come dire a quella persona, che tra l’altro si stava riprendendo da una brutta malattia, di buttare via giocosità, leggerezza, pienezza della vita.
Con l’esperienza ho sperimentato che talvolta ci sono persone che non si collocano esclusivamente in una stagione, come accennavo prima, e allora ho sentito l’esigenza di andare oltre e sempre in ESR, mi sono formata sulla palette personalizzata con la quale non ci sono stagioni e siamo completamente liberi di giocare per individuare la scelta migliore per la persona.
Per me quindi l’individuare una palette di riferimento è solo un ulteriore strumento, una guida che consegno ai miei clienti, ma quello a cui tengo maggiormente è che comprendano bene le caratteristiche dominanti dei loro colori, per poterli ritrovare nella quotidianità in modo che possano diventare autonomi.
Fornisco tante più opzioni possibili per renderli liberi di scegliere con consapevolezza in base alle esigenze specifiche del momento e in base a ciò che vogliono comunicare di sé in una specifica situazione, perché una cosa che non desidero è che finiscano… dalla palette alla brace….